Vita notturna nel delta del Po. I gufi, le civette e i barbagianni sono i signori della notte nel delta del Po

In occasione delle vacanze estive di agosto 2024, trascorse nel delta del Po, ho avuto occasione di incontrare e fotografare alcune specie di rapaci notturni, i veri padroni delle notti di questo ambiente naturale, unico ed esclusivo. Uccelli dei quali spesso nel corso delle notti si sente il loro canto ma che raramente si riescono a vedere.

Di seguito alcune mie brevi annotazioni che accompagnano le immagini. Per una migliore visione fare un singolo click sulle foto per ingrandirle

Gufo comune (Asio otus)

Osservando le immagini possiamo notare che le piume striate color marrone del gufo comune costituiscono un piumaggio mimetico ideale per questo rapace notturno. Il corpo del gufo ripreso in alcune delle seguenti foto lo si può visivamente interpretare come una naturale continuazione del paletto di legno sul quale appoggia.

Quando la decodificazione del suono diventa un importante strumento di caccia

Altra cosa che possiamo notare è la particolare conformazione del viso di questi rapaci notturni.

Presentano un viso rotondo quasi piatto simile ad una parabola satellitare. Questa particolare conformazione del viso aiuta ad esempio il gufo a far convergere i suoni su di sé ed indirizzarli verso i suoi organi uditivi. Attraverso le orecchie poste sulla sommità della testa il gufo, nel buio della notte, riesce a determinare le coordinate del punto di provenienza della fonte del suono, come può essere quello di una sua ipotetica preda ed indirizzarsi, volando nel buio, verso di essa. Un po’, se vogliamo, è come avere un metal detector in azione, più aumenta il suono più significa che siamo in prossimità e in direzione del nostro obiettivo.

Nella foto di seguito riprodotta si possono notare le grandi orecchie di cui è dotato il gufo.

Un gufo si sta preparando alla caccia . Video

Nel video seguente si può assistere al momento della preparazione del gufo allo spiccare in volo nel buio in direzione della preda.

Dopo un po’ il gufo ritorna con la sua preda fra gli artigli e può iniziare il suo pasto.

Nell’equilibrio della natura questi rapaci cibandosi molto spesso di ratti e topi svolgono un importante ruolo nel contenimento di questi roditori. Se pensiamo al tema della collaborazione nel mondo animale fra specie diverse spesso in passato, per questo loro importante ruolo, in prossimità delle fattorie venivano riservati ad alcune specie di rapaci dei sicuri rifugi dove poter trascorrere il loro tempo e nidificare. In cambio di questa accoglienza questi uccelli tenevano lontane alcune specie di animali considerate “pericolose” per l’uomo come appunto ratti, topi e serpenti.

Divieto di caccia ai rapaci sembra suggerire il gufo ritratto nella foto

La Civetta (Athene noctua)

La civetta (Athene noctua) ritratta nella foto è accovacciata seminascosta ai bordi della strada lungo la quale può trovare di cui nutrirsi. La civetta ha una dieta che può includere insetti, vermi, piccoli uccelli e mammiferi.

Presenta degli occhi con un giallo brillante.

Il nome scientifico “Athene noctua” si ricollega ad Atena, una delle più importanti divinità dell’antica religione greca. La civetta era uno dei simboli sacri di questa dea.

I caratteristici occhi della civetta, di un color giallo luminoso, attraverso i quali può vedere nell’oscurità, sono indice di saggezza, simbolo del saper vedere le cose nei momenti più bui, del saper vedere quello che normalmente non vediamo e, per rimanere in tempi più attuali, dell’andare oltre al  “WYSIATI”, abbreviazione di “What you see is all there is”, al “Quello che si vede è l’unica cosa che c’è”, termine riportato nel libro dal titolo “Pensieri lenti e veloci” dall’autore Daniel Kahneman, psicologo israeliano, vincitore nel 2002 del premio Nobel per l’economia assieme a Vernon Smith.

Barbagianni (Tyto alba)

Il barbagianni, ma quanto bello e dolce è il barbagianni.

Con il suo viso rotondo a forma di cuore e gli occhi neri dall’espressione dolce il termine rapace, così come noi lo interpretiamo, poco gli si addice.

I suoi artigli però incutono rispetto.

Con sincerità, mentre ero intento a fotografare un gufo appollaiato, devo ammettere che vedermi arrivare verso di me, fino a giungere a pochi metri di distanza, questa “immagine bianca vagante” sbucata dal buio, mi ha fatto prendere una grossa paura.

Questo elegante uccello nel piumaggio si presenta con un dorso dorato e una parte inferiore bianca, particolari che, uniti al viso a forma di cuore, lo rendono ben identificabile.

Anche per lui così, come per molte specie di rapaci, il suo amore per la caccia lungo i fossati posti ai bordi delle strade lo rende vulnerabile agli incidenti stradali.

Questo è stato il mio primo incontro con questi rapaci notturni

Un incontro del quale sono rimasto entusiasta.

Gufetto nella notte con “lacrima”

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Obiettivi: Olympus M.Zuiko 40-150mm F2.8 PRO

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Un cordiale saluto ai visitatori del blog

Gruccione in volo nel Delta del Po

Il gruccione è un bellissimo uccello insettivoro che ogni anno raggiunge alcune aree della nostra penisola italiana durante i mesi estivi. Si tratta dell’uccello più colorato che si può osservare nel nostro continente europeo.

La specie giunge nel nostro Paese tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, per ripartire ad agosto inoltrato verso l’Africa.

I gruccioni amano i luoghi con spazi naturali aperti nei pressi di cespugli, alberi e tralicci e vicino a corsi d’acqua.

Golosi di api, vespe e calabroni si nutrono di insetti catturati in aria con sortite in volo da punti di partenza costituiti da rami o linee elettriche.

I gruccioni sono monogami per tutta la loro vita e vivono mediamente 6 anni.

Una particolarità del gruccione è il modo con cui realizza i nidi. Difatti questi ultimi vengono realizzati costruendo dei cunicoli, che possono arrivare anche ad una lunghezza di alcuni metri, su pareti o sponde argillose o sabbiose.

(foto entrata di un nido di gruccione)
(avvicinamento del gruccione al nido)

La femmina depone dalle 5 alle 8 uova. Entrambi i sessi si occupano della cova, che dura circa 20 giorni. Di solito la specie effettua una covata l’anno.

I pulcini rimangono in fondo al cunicolo del nido per circa un mese e successivamente, alternandosi gli uni con gli altri, si spingono lungo il cunicolo del nido per ricevere il cibo. Nel mese di luglio i giovani escono all’aperto ed iniziano a volare restando però sempre nei pressi del loro nido all’interno del quale trascorrono la notte. I piccoli continuano comunque ad essere nutriti dai genitori fino a quasi il momento della migrazione verso l’Africa subsahariana che avverrà nei mesi di agosto settembre.

Il riconoscimento degli esemplari giovani rispetto ai gruccioni adulti lo si può notare osservando la coda: le penne della coda dei giovani sono di lunghezza simile, mentre negli adulti le penne direzionali centrali sono più lunghe.

Il gruccione ha un volo ondulato con rapide battute d’ala e a volte inframezzato con brevi momenti, di volo, ad ali raccolte che lo portano ad assumere posizioni particolari.

In cielo, nei momenti di caccia, il gruccione lo si può vedere veleggiare elegantemente simile ad un aquilone dai mille colori sgargianti.

Bee-eater in flight in the Po Delta

The bee-eater is a beautiful insectivorous bird that reaches some areas of our Italian peninsula every year during the summer months. It is the most colorful bird that can be observed on our European continent.

The species arrives in our country between the end of April and the beginning of May, before leaving to Africa in August-September.

Bee-eaters love places with natural open spaces near bushes, trees and trellises and near streams.

Greedy of bees, wasps and hornets feed on insects captured in the air with sorties in flight from starting points made up of branches or power lines.

Bee-eaters are monogamous throughout their lives and live on average 6 years.

A peculiarity of the bee-eater is the way it builds its nests. In fact, the latter are created by building tunnels, which can even reach a length of several metres, on clay or sandy walls or banks.

The female lays 5 to 8 eggs. Both sexes take care of the brooding, which lasts about 20 days. The species usually has one brood per year.

The chicks remain at the bottom of the nest tunnel for about a month and then, alternating with each other, push themselves along the nest tunnel to receive food. In the month of July the young go out into the open air and begin to fly, but always remain near their nest where they spend the night. However, the young continue to be fed by their parents until almost the moment of migration towards sub-Saharan Africa which will take place in the months of August and September.

The recognition of young specimens compared to adult bee-eaters can be seen by observing the tail: the tail feathers of juveniles are of similar length, while in adults the central directional feathers are longer.

The bee-eater has an undulating flight with rapid wing beats and sometimes interspersed with short moments of flight with gathered wings which lead it to assume particular positions; in the sky, during hunting moments, the bee-eater can be seen sailing elegantly similar to a kite with a thousand bright colours.

Photographic equipment used for shooting the images published in this post:

Camera: Olympus E-M10 Mark III

Lens:

Olympus M.Zuiko ED 40-150mm F2.8 PRO

Olympus M.Zuiko 100-400mm F5.0-6.3 + MC-20

Shooting locations: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Attrezzatura fotografica usata per le riprese delle immagini pubblicate in questo post:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Obiettivi:

Olympus M.Zuiko ED 40-150mm F2.8 PRO

Olympus M.Zuiko 100-400mm F5.0-6.3 + MC-20

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Il buon pastore e la pecora smarrita

Per il buon pastore nessuna pecora può andare perduta perché ogni pecora è importante

Nessuna distanza tiene lontano il buon pastore dalla pecora smarrita

Altri, magari soffermandosi a guardare l’estensione del gregge, potrebbero pensare diversamente 

Non ci sono pecore perdute ma solo pecore che vanno ritrovate

Il buon pastore accompagna al suo gregge la pecora smarrita per riprendere assieme il cammino

(Le foto pubblicate in questo post sono state scattate da Maurizio Romio in località Costabissara in data 04-05/02/2024. Spunti di riflessione tratti dal discorso di Papa Francesco in occasione dell’Udienza Generale in Piazza San Pietro del 4 maggio 2016)

In un mio post del 2011 dal titolo “I pastori a Costabissara” così scrivevo

I pastori a Costabissara

Come in primavera c’è chi aspetta l’arrivo delle rondini così io da bambino a Costabissara aspettavo l’arrivo dei… pastori.

Sì, proprio i pastori…

Il proprietario del gregge si chiamava Albino ed era coadiuvato nel lavoro da alcuni suoi famigliari.

Residenti a Gallio, i pastori con il loro gregge giungevano puntualmente ogni inverno a Costabissara provenienti dall’Altopiano di Asiago.

Sostavano qualche giorno nelle nostre campagne bissaresi e riprendevano poi la transumanza verso altre località.

L’arrivo dei pastori era per me motivo di gioia. Durante il giorno li seguivo nei loro spostamenti riuscendo a cogliere vari aspetti della loro attività.

Ho avuto modo di apprendere per esempio l’importante ruolo dei cani da pastore.

Ai cani era affidato il compito di raggruppare il gregge.

Al semplice fischio del pastore i cani si mettevano in azione, il gregge in breve tempo era ricompattato e pronto per trasferirsi al successivo pascolo.

Il contributo dei cani era importante anche per la salvaguardia dei singoli animali.

Ricordo ad esempio quando una pecora, caduta in una roggia, fu salvata grazie al fatto che Mori, uno dei cani che seguiva il gregge,  accortosi di quanto accaduto, abbaiando,  aveva attirato l’attenzione sul povero animale in procinto di annegare permettendo così il suo salvataggio.

Alla sera i pastori preparavano il loro ricovero per la notte sul campo del nonno. I miei occhi di bambino guardavano con stupore questo strano letto, fatto di un sottofondo di fieno e di paglia.  Avranno freddo? Come faranno a dormire all’aperto? Queste le domande che mi ponevo.

La giornata si concludeva con la cena dei pastori a casa dei nonni.  Abitualmente portavano con sè tutto il necessario, bastava solamente che mia nonna Cesira scaldasse loro il cibo.  Questa era anche l’occasione per fare un po’ di filò.

Il giorno dopo, al rientro a casa terminata la scuola, scrutavo dalla finestra l’orizzonte per vedere se in lontananza riuscivo a scorgere il gregge… inutilmente… Albino e suo fratello con il loro gregge erano partiti.

Provavo tristezza…  ma di una cosa ero certo… il prossimo inverno sarebbero tornati.

In queste grigie giornate invernali provate ad affacciarvi alla finestra… non si sa mai… magari si può ancora scorgere a Costabissara qualche pastore di passaggio con il suo gregge…

Anno 1962 – Pastori a Costabissara – Maurizio Romio

Pastori a Costabissara 1962. Io ritratto in foto in groppa all’asino con a fianco mia mamma Oliva (foto di papà Tarcisio)

Pastori a Costabissara 1962. Sempre seguito dall’asinello.

Pastori a Costabissara 1962. In primo piano assieme ad un agnello. In lontananza la fattoria Spiller

Ritornando al presente…

Ritornando al presente, proprio in questi primi giorni di febbraio 2024 dal poggiolo della mia camera, guardando lontano, ho scorto un gregge di pecore. Ho comunicato l’evento ai miei famigliari e tutti assieme ci siamo recati nei suoi pressi.

Un gregge di circa 700 pecore proveniente dall’Altopiano di Asiago accudito da tre pastori.

Proprio quasi come 60 anni fa.

Anche adesso (febbraio 2024), come un tempo, i pastori con il loro gregge sono rimasti alcuni giorni nelle campagne bissaresi prima di trasferirsi in altri pascoli.

Di seguito per l’occasione alcuni scatti fotografici negli stessi luoghi di 60 anni fa.

Pastori a Costabissara – febbraio 2024 (foto Maurizio Romio)

Pastori a Costabissara – febbraio 2024 (foto Maurizio Romio)

Una garzetta a pesca

Livrea bianca, becco e zampe nere, piedi gialli, una garzetta in attesa di una battuta di pesca lungo le sponde della Sacca degli Scardovari a Porto Tolle (RO). (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo)

Garzetta (Egretta garzetta)
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 23 dicembre 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3, ƒ/6.3, 1/3200 sec., 400 mm, efov 800 mm, ISO 500, crop. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo) – (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Nome scientifico “Egretta garzetta”

Una garzetta a pesca lungo le sponde della Sacca degli Scardovari.

Garzetta (Egretta garzetta)

E’ bello osservare la tecnica di pesca di questi uccelli. Con un movimento vibratorio della gamba smuovono il fondo per localizzare le prede, aiutandosi con le ali aperte per meglio localizzarle visivamente, per poi catturarle  con un repentino colpo di becco.

Garzetta (Egretta garzetta)
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 23 dicembre 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3, ƒ/6.3, 1/3200 sec., 400 mm, efov 800 mm, ISO 500, crop.

Nelle immagini seguenti si può notare il candido piumaggio della garzetta. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle sullo schermo)

Durante il periodo riproduttivo, aprile-maggio,  sul capo, sul petto e nella zona scapolare compaiono  soffici e candide penne ornamentali.

Garzetta (Egretta garzetta) con il piumaggio ornamentale.
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/500 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 320, crop

In passato le piume di questi uccelli erano molto richieste nel mondo della moda come ornamento e le garzette, a causa di una caccia indiscriminata, soprattutto concentrata nel periodo di maggior splendore delle loro piume coincidente con il periodo riproduttivo,  hanno rischiato l’estinzione.

Garzetta (Egretta garzetta) con verme.

Con l’introduzione di leggi per la loro salvaguardia negli anni questa specie ha potuto tornare ad espandersi e oggi la garzetta è considerata come specie a rischio minimo di estinzione.

La garzetta si nutre in particolare di piccoli pesci, rane, vermi, gamberi, molluschi.

Garzetta (Egretta garzetta) con verme.
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Porto Tolle, Italia. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/250 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 500, crop

Honeymoon – Delta del Po

Mentre la femmina di Volpoca si nutre, il compagno maschio scruta l’ambiente circostante per sincerarsi che non ci siano minacce. L’amica Pettegola, loro accanto, in un aiuto vicendevole conferisce un ulteriore conforto ai pericoli. 

Coppia di Volpoca (Tadorna tadorna) e l’amica “sentinella” Pettegola (Tringa totanus).
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Delta del Po,Italy. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/160 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 500, treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)
Coppia di Volpoca (Tadorna tadorna).
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Delta del Po,Italy. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/160 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 500, treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)
Volpoca – maschio (Tadorna tadorna).
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Delta del Po,Italy. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/160 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 400, treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)
Volpoca – femmina (Tadorna tadorna).
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Delta del Po,Italy. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/640 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)
Volpoca – maschio (Tadorna tadorna) e l’amica “sentinella” Pettegola (Tringa totanus).
Foto Maurizio Romio. Data scatto: 11 aprile 2023. Località: Santa Giulia, Delta del Po,Italy. Fotocamera Olympus OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 + M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/640 sec., 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1250, treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)

Volpoca (nome scientifico Tadorna tadorna)

Il nome comune di questo uccello,  volpoca, composto dai nomi “volpe” e “oca”, volp – oca, deriva dal fatto che questo volatile spesso utilizza, come riparo per la riproduzione, i cunicoli scavati nel terreno dalle volpi o da altri animali. Si distingue facilmente il maschio di volpoca dalla femmina osservando il becco; il maschio ha il becco color rosso e presenta un piccolo rigonfiamento prominente su di esso mentre la femmina presenta un becco color rosa arancio senza la protuberanza caratteristica del becco del maschio.

Volpoca (Tadorna tadorna). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/1250, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, messa a fuoco manuale, treppiede (foto Maurizio Romio).

La volpoca preferisce zone salmastre, costiere e sabbiose. Si ciba principalmente di alghe, crostacei, piccoli pesci, insetti, vermi, lumache acquatiche che cerca immergendo il suo becco nell’acqua o nel terreno fangoso.

Volpoca (Tadorna tadorna). Località: Delta del Po. Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/400, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1250, messa a fuoco manuale, treppiede (foto Maurizio Romio).
Volpoca (Tadorna tadorna). Località: Delta del Po. Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/2500, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 3200, messa a fuoco manuale, treppiede (foto Maurizio Romio).
Volpoche e aironi in volo. Località: Delta del Po. Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/1000, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 500, messa a fuoco manuale, treppiede (foto Maurizio Romio).

Note. Come per il mio precedente articolo del 15 marzo 2023 dal titolo “M Zuiko Digital lens ED 100 400 F5.0 6.3 IS with M Zuiko Digital 2x teleconverter MC-20” per i scatti fotografici ho usato il teleobiettivo Olympus M. Zuiko 100 400 f5.00-6.3 IS collegato al teleconverter M. Zuiko 2X MC-20 allo scopo di capire i vantaggi e i limiti di questo abbinamento.

Shelduck (scientific name Tadorna tadorna)

The common Italian name of this bird, “Volpoca” derives from the fact that it often uses burrows dug in the ground by foxes or other animals as breeding shelter. One can easily distinguish the male shelduck from the female by observing the beak; the male has a red-colored beak and has a small prominent bulge on it while the female has an orange-pink beak without the protuberance characteristic of the male’s beak. The shelduck prefers brackish, coastal and sandy areas. It feeds mainly on algae, crustaceans, small fish, insects, worms, and aquatic snails, which it searches for by dipping its beak into water or muddy soil.

Notes. As in my previous article dated March 15, 2023 titled “M Zuiko Digital lens ED 100 400 F5.0 6.3 IS with M Zuiko Digital 2x teleconverter MC-20” for the photographic shots, I used the Olympus M. Zuiko 100 400 f5.00-6.3 IS telephoto lens connected to the M. Zuiko 2X teleconverter MC-20 for the purpose of understanding the advantages and limitations of this combination.

M Zuiko Digital lens ED 100 400 F5.0 6.3 IS with M Zuiko Digital 2x teleconverter MC-20

Continua la mia esperienza nel campo della fotografia alla fauna selvatica. Al mio corredo fotografico Olympus, ora OM Digital Solution, ho recentemente aggiunto un duplicatore di focale 2x. Per capirne l’uso e la praticità ho deciso quindi di scattare alcune fotografie agli uccelli nel mio circondario utilizzando la mia macchina fotografica Olympus OM-D E M10 III in abbinamento con il teleobiettivo M. Zuiko Digital ED 100 400 f5.00-6.3 IS e il duplicatore di focale M.Zuiko Teleconverter MC-20. L’obiettivo M.Zuiko 100-400mm micro quattro terzi offre la lunghezza focale 200-800mm  del formato full frame 35 mm. Applicando a quest’ ottica il duplicatore di focale Teleconverter MC-20 si raddoppia la lunghezza focale  e alla massima estensione dell’obiettivo si arriva ai 1600mm del formato 35 mm. Ho cercato in questo contesto di tener presente e provare ad esprimere attraverso questi miei scatti il concetto antico dell’ aurea mediocritas che considera aureo la via di mezzo tra gli opposti o, per usare un altro termine, tra gli estremi.  

Garzetta (Egretta garzetta). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/125, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, scatto a mano libera (foto Maurizio Romio).
Merlo (Turdus merula). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/320, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, treppiede (foto Maurizio Romio).

Vari sono gli elementi con i quali mediare, in primis la velocità di scatto e la sensibilità ISO. Naturalmente le dimensioni del soggetto fotografato e la sua distanza dal punto di ripresa condizionano il risultato che si può ottenere. Un uccellino di 14 cm ad una distanza di 40 metri fotografato con una focale m4/3 di  800mm occupa circa il 20% del sensore.

Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13 1/2000, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1000, treppiede (foto Maurizio Romio).

In post produzione si può eventualmente procedere all’ingrandimento dell’immagine originale ma in questo caso si perde in qualità. Di una foto è importante valutare anche il suo significato intrinseco. A volte un interesse documentaristico può prevalere rispetto alla resa fotografica.  

Codibugnolo (Aegithalos caudatus). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/12.4, 1/250, 539 mm, efov 1078 mm, ISO 1600, treppiede (foto Maurizio Romio).

La visione dei minimi dettagli del soggetto fotografato può essere secondaria rispetto ad altri aspetti.

Tortora dal collare (Streptopelia decaocto). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/14, 1/200, 600 mm, efov 1200 mm, ISO 1600, treppiede (foto Maurizio Romio).
Passero d’Italia (P. italiae). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13 1/250, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, treppiede (foto Maurizio Romio).
Merlo -femmina (Turdus merula). Fotocamera OM-D E-M10 III + M.Zuiko 100-400 f5.0-6.3 with M.Zuiko MC-20, ƒ/13, 1/60, 800 mm, efov 1600 mm, ISO 1600, treppiede (foto Maurizio Romio).

My experience in wildlife photography continues. To my Olympus photography kit, now OM Digital Solution, I recently added a 2x focal length duplicator. Therefore, to understand its use and practicality, I decided to take some photographs of birds in my surroundings using my Olympus OM-D E M10 III camera in combination with the M. Zuiko Digital ED 100 400 f5.00-6.3 IS telephoto lens and the M.Zuiko Teleconverter MC-20 focal length duplicator. The M.Zuiko 100-400mm micro four-thirds lens offers the 200-800mm focal length of the 35mm full frame format. Applying the Teleconverter MC-20 focal length duplicator to this ‘optic doubles the focal length and at the maximum extension of the lens reaches 1600mm of the 35 mm format. I have tried in this context to keep in mind and try to express through these shots of mine the ancient concept of ‘aurea mediocritas that considers golden the middle ground between opposites or, to use another term, between extremes.  Various are the elements with which to mediate, primarily the shooting speed and ISO sensitivity. Of course, the size of the subject being photographed and its distance from the shooting point condition the result that can be achieved. A 14-cm bird at a distance of 40 meters photographed with an m4/3 focal length of 800mm takes up about 20 percent of the sensor. In post production one can possibly enlarge the original image but in this case quality is lost. Of a photo it is also important to evaluate its intrinsic meaning. Sometimes a documentary interest may outweigh photographic output.  Seeing the smallest details of the photographed subject may be secondary to other aspects.

Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major)

Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). Red-cockaded Woodpecker. Foto Maurizio Romio

Dalla foto si possono estrapolare alcune peculiarità del Picchio Rosso Maggiore: il piumaggio bianco e nero con il sottocoda di color rosso, il robusto becco appuntito, le zampe munite di forti artigli che, come in questo caso, lo aiutano a rimanere ancorato ai tronchi degli alberi. Per riconoscere i maschi dalla femmine dobbiamo cercare nella nuca una macchia rossa della quale solo i maschi sono dotati. Nel nostro caso quindi il Picchio Rosso ritratto nella foto è un maschietto. Nei giovani esemplari la parte superiore della testa è di colore rosso e detta colorazione andrà a scomparire negli adulti.

“Nel bene o nel male”…finché “morte” non ci separi

Nel bene o nel male questo esemplare di Picchio Rosso Maggiore convive nella stessa limitata area umida, la “Boschetta” di zona Fornaci nei pressi del Comune di Costabissara in provincia di Vicenza, con lo Sparviero recensito nel post del 14/02/2023. Il problema risiede nel fatto che il Picchio Rosso rappresenta per lo Sparviere una potenziale preda. Nella stessa piccola area lo Sparviero si mimetizza mentre il Picchio Rosso si evidenzia con i suoi colori sgargianti. Probabilmente di comune accordo condividono questo piccolo lembo di natura che a stento ancora sopravvive circondato dagli elementi antropici umani sempre più invasivi.  

The Red-cockaded Woodpecker

From the photo we can extrapolate some peculiarities of the Great Spotted Woodpecker: the black and white plumage with the red undertail, the strong pointed beak, the legs equipped with strong claws that, as in this case, help it to stay anchored to tree trunks. To recognize males from females we must look in the nape of the neck for a red spot with which only males are endowed. In our case therefore the Red-cockaded Woodpecker pictured in the photo is a male. In young specimens the top of the head is red, and said coloration will go away in adults.

“For better or for worse”…until “death” separates us

For better or for worse, this specimen of Great Spotted Woodpecker cohabits in the same limited wetland area, the ” Woodlot” of the Fornaci area near the Municipality of Costabissara  in the province of Vicenza, Italy, with the Sparrowhawk reviewed in the post of 14/02/2023. The problem lies in the fact that the Red Woodpecker represents potential prey for the Sparrowhawk. In the same small area the Sparrowhawk camouflages itself while the Red-cockaded Woodpecker stands out with its bright colors. Probably by mutual agreement they share this small patch of nature that still barely survives surrounded by the increasingly invasive human anthropogenic element.

Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major). Red-cockaded Woodpecker. Photo by Maurizio Romio