Gru in volo sul Delta del Po. Giornata dedicata alla fotografia naturalistica

Stormo di Gru in volo sul Delta del Po. Porto Tolle, 05 02 2025. (Maurizio Romio)

Desideravo da tempo fotografare le Gru.

L’occasione che mi ha permesso di veder realizzata questa mia speranza è stato l’invito da parte di un amico ad un breve viaggio nel Delta del Po all’insegna del birdwatching.

Sapevo che riuscire a vedere e scattare qualche foto a questo grande uccello migratore, le Gru cenerine o eurasiatiche (Grus grus), libere in natura in quest’area, sarebbe stato un po’ difficile però, come si dice, “la speranza è l’ultima a morire” e, se si rimane a casa, magari nella nostra zona “confort”, le opportunità diminuiscono ulteriormente.

Due sono i periodi migratori delle Gru, quello invernale, di novembre e dicembre e quello primaverile, di febbraio e marzo.

In novembre, dicembre le Gru iniziano a migrare dai siti riproduttivi del nord Europa verso i luoghi più temperati della penisola Iberica, le coste del nord Africa e le aree del Medio Oriente. Il viaggio di ritorno, dai siti di svernamento ai siti riproduttivi, inizia invece verso febbraio marzo.

Ecco che allora io e il mio amico, anche lui appassionato di fotografia naturalistica, partiamo di buon mattino verso i luoghi del Delta del Po con la speranza di scattare alcune foto anche a qualche esemplare di Gru cenerina.

Giriamo in auto per le aree vallive intorno alla Sacca degli Scardovari in località di Porto Tolle ma delle Gru nessun segno.

Ci fermiamo presso l’Oasi di Ca’ Mello. Ci addentriamo nell’Oasi e scattiamo qualche foto.

Ad un certo punto il mio amico, più esperto di me nel riconoscimento degli animali, mi dice: “Maurizio, senti questo suono? È il canto delle Gru”.

Usciamo in campo aperto per vedere di localizzare visivamente le Gru.

Purtroppo non riusciamo a vederle e da lì a poco il loro canto si fa sempre più flebile fino a scomparire del tutto. Le Gru si erano allontanate.

Stiamo rientrando a piedi indirizzati al punto di parcheggio della nostra auto ed ecco che in lontananza, alzando lo sguardo al cielo, compare ai nostri occhi uno stormo di Gru costituito da circa una ventina di esemplari.

Sono emozionato.

Scatto qualche fotografia del loro passaggio.

E’ la prima volta che vedo le Gru. In questa occasione le ho viste in volo e non a terra ma ne sono ugualmente felice. Sono fiducioso che avrò ancora l’opportunità di vederle e ritrarre la loro sosta in questi luoghi suggestivi del Delta del Po.

Note: per le fotografie pubblicate ho utilizzato come corpo macchina una OM SYSTEM OM-1 MARK II e come lente il teleobiettivo OM System M.Zuiko ED 150600mm f/5.0-6.3 IS Sync

L’ Oasi Selgea a Zugliano. Una coppia di oche, Rosa e Alfredo

“Rosa” ed “Alfredo” sono i nomi di fantasia di due esemplari di oche che spesso si possono incontrare nel laghetto dell’Oasi Selgea, una riserva naturale collocata al confine tra i tre comuni di Zugliano, Lugo di Vicenza e Fara Vicentino, in provincia di Vicenza.

Un amico di nome Luca, appassionato di fotografia naturalistica, condividendo la mia stessa passione, mi ha invitato a far visita a questa riserva naturale e così, una domenica mattina, assieme, ci rechiamo presso quest’area naturale per scattare qualche foto ai suoi abitanti.

Subito ad accoglierci è venuto “Piero”, un simpatico esemplare di scoiattolo rosso comune, nome scientifico Sciurus vulgaris, che ci osserva curioso dalla sommità di un ramo di un albero.

Scoiattolo rosso

Ecco che, mantenendo lo sguardo verso la cima degli alberi, si nota una coppia di airone cenerino, Ardea cinerea, intenta a preparare il nido che tra poco diventerà la culla dei loro pulcini.

Coppia di Airone cenerino intenta a preparare il nido

Si vede con quanta attenzione e amore il maschio di airone offra un piccolo ramoscello alla compagna per completare il loro nido. Nel caso di questa specie di volatili infatti il nido viene realizzato, già a partire dai primi giorni di febbraio, dalla femmina che intreccia i piccoli rami fornitogli dal maschio.

Leggi tutto “L’ Oasi Selgea a Zugliano. Una coppia di oche, Rosa e Alfredo”

Lo scricciolo, un piccolo e vivace uccellino che non resta mai fermo. The wren, a small, lively bird that never stays still.

Lo scricciolo, (Troglodytes troglodytes)  è fra gli uccelli più piccoli che possiamo a volte vedere, magari lungo le siepi accanto alle nostre abitazioni o fra gli arbusti di un fitto sottobosco.

Uccellino dall’ atteggiamento fiero, lo scricciolo, con i sui circa 8-10 cm di grandezza ed un peso di circa 9 grammi, poco più il peso di una moneta da un euro, contende il primato di uccello più piccolo d’ Europa ad un altro volatile di piccole dimensioni, il regolo comune (Regulus regulus), quest’ultimo poco più piccolo dello scricciolo.

Regolo comune (Regulus regulus), il più piccolo uccello d’Europa. Caratteristica sul suo capo la strisciolina color giallo, nel caso di un esemplare femmina, o color arancione nei maschi. Costabissara, dicembre 2024. Foto Maurizio Romio.

Amante dei luoghi umidi e freschi lo scricciolo si sposta in continuazione in cerca di insetti, ragni o piccole larve e dal punto di vista “del fotografo” se lo si vuole fotografare metterà alla prova il nostro tempismo nello scatto.

Di forma rotonda e aggraziata si presenta con una simpatica codina spesso sollevata verso l’alto. Le sue corti ali non gli permettono lunghi voli e perciò è più portato a destreggiarsi fra la vegetazione con piccoli salti da un ramo all’altro.

Diversamente però da quello che la sua piccola taglia potrebbe far supporre il maschio di scricciolo ama intonare un canto dal suono vigoroso udibile spesso a lunga distanza. Questo accade soprattutto nel periodo riproduttivo primaverile quando attraverso il canto attira a sé le femmine e delimita il suo territorio.

Lo scricciolo non corre particolari rischi di estinzione ma può risentire della modificazione antropica dell’ambiente. Infatti nella mia zona di residenza, dove l’ambiente naturale ha subito da parte dell’uomo importanti modificazioni, incontrare questo piccolo uccello, rispetto al passato, è diventato molto più raro.

The wren, a small, lively bird that never stays still.

The wren, (Troglodytes troglodytes) is among the smallest birds we can sometimes see along the hedges of our homes or among the shrubs of dense undergrowth.

At about 8 to 10 cm in size and weighing about 9 grams, slightly more than the weight of a one-euro coin, it contends for the record of Europe’s smallest bird with another tiny bird, the common wren (Regulus ignicapilla), the latter of which is slightly smaller than the wren.

A lover of moist and cool places the wren is constantly moving inside bushes in search of insects, spiders or small larvae and from the “photographic” point of view if we want to photograph it it tests our timing in taking the shot.

Round and graceful in shape and proud in appearance, it presents itself with a cute little tail often raised upward. Its short wings do not allow it long flights and so it is more apt to juggle dense branches with small leaps.

Contrary, however, to what its small size might lead one to suppose, the male wren loves to intone a vigorous-sounding song that is often audible from a long distance. This is especially during the spring breeding season when through song he wishes to attract females and demarcate his territory.

The wren is in no particular danger of extinction but may be affected by anthropogenic modification of the environment. In fact, in my area of residence where the natural environment compared to the past has undergone major modifications by man, encountering this small bird has become much rarer.

Dati di scatto delle immagini/ Image Shooting Data:

Foto Maurizio Romio. Data scatto: gennaio 2025. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600 mm, efov 1200 mm,  1/250 sec, F6.3,  ISO 250, no treppiede, crop.Date taken: January 2025. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 600 mm, efov 1200 mm, 1/250 sec, F6.3, ISO 250, no tripod, crop.  

Foto Maurizio Romio. Data scatto: dicembre 2024. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  391mm, efov 782mm,  1/500 sec, F6.3,  ISO 500, no treppiede, cropDate taken: December 2024. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 391mm, efov 782mm, 1/500 sec, F6.3, ISO 500, no tripod, crop

Foto Maurizio Romio. Data scatto: gennaio 2025. Località: Costabissara (VI), Italia.  Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS,  600mm, efov 1200mm,  1/1600 sec, F6.3,  ISO 10000, no treppiede, cropPhoto Maurizio Romio. Date taken: January 2025. Location: Costabissara (VI), Italy.  Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, 600mm, efov 1200mm, 1/1600 sec, F6.3, ISO 10000, no tripod, crop.

Un airone bianco maggiore (Ardea alba) ha scelto di passare l’inverno a Costabissara. A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter season in Costabissara

E’ da un po’ di tempo che cerco di scattare qualche fermo immagine ad un esemplare di airone bianco maggiore (Ardea alba) che noto stazionare lungo le rogge e nei campi del mio Comune di residenza, Costabissara in provincia di Vicenza.

Circa un mese fa, nel mese di dicembre 2024, sono riuscito a vederlo e fotografarlo in maniera repentina in roggia Contarina e poi non ho più avuto modo di vederlo.

Incontrare questo uccello, soprattutto nella mia zona, è abbastanza raro.

Le coppie nidificanti di airone bianco maggiore presenti nel nostro territorio nazionale sono circa 600 e le aree  prossime alla provincia di Vicenza dove poterlo vedere, con maggiore probabilità, sono le zone umide del Delta del Po, della laguna di Venezia, di Comacchio e Mezzano.

Generalmente gli individui di airone bianco maggiore che svernano in Italia sono provenienti da regioni del centro Europa e dei Balcani, da stati come Austria e Ungheria. Chissà da dove proviene l’esemplare che ho visto.

Giorni fa stavo per l’appunto passeggiando lungo le vie del mio paese quando nei pressi di una roggia ubicata poco lontana dal torrente Orolo, ecco che all’improvviso scorgo un airone bianco maggiore intento a “pescare”.

L’emozione sale… velocemente indirizzo l’obiettivo della mia macchina fotografica, una OM System OM-1 mark II equipaggiata con il super tele micro quattro terzi OM System M. Zuiko 150-600mm, verso l’airone.

Il super tele, la cui massima lunghezza focale se rapportata al formato 35mm è pari a 1200mm, mi permette in fase di ripresa di mantenere una certa distanza dal soggetto e non farlo scappare. L’airone davanti a me continua tranquillamente a sondare con le zampe il fondo della roggia in cerca di possibili prede. Si ciba prevalentemente di anfibi, invertebrati acquatici, pesci e piccoli mammiferi.

Poi all’improvviso vedo l’airone fermarsi ed indirizzare la sua attenzione verso un punto preciso difronte a lui.

Con rapido tempismo sferra l’attacco.

Infila la testa sott’acqua e ricompare con un piccolo pesce trattenuto all’interno del suo becco.

Tra gli uccelli appartenenti alla famiglia degli aironi nella mia zona è invece facile incontrare la garzetta (Egretta garzetta).

Come distinguere un airone bianco maggiore da una garzetta?

Leggi tutto “Un airone bianco maggiore (Ardea alba) ha scelto di passare l’inverno a Costabissara. A great white heron (Ardea alba) has chosen to spend the winter season in Costabissara”

Passeggiando lungo le vie di Costabissara

Passeggiando lungo le vie del mio paese, il comune di Costabissara in provincia di Vicenza, con un po’ di attenzione non è difficile scorgere fra i rami degli alberi un piccolo passeriforme, di dimensioni intorno ai 12 cm,  dai colori sgargianti: il cardellino (nome scientifico Carduelis carduelis).

Il suo piumaggio lo rende immediatamente identificabile: maschera del viso color rosso sangue, testa nera all’apice e bianca ai lati, ali nere con banda gialla.

Questo uccellino si nutre principalmente di semi e quindi per la sua localizzazione è bene prestare attenzione a quelle piante che gli offrono il cibo di cui nutrirsi.

È il caso ad esempio del liquidambar styraciflua, noto anche come albero della gomma dolce, un albero originario del Nord America e presente anche nel nostro comune di Costabissara, un albero molto apprezzato per la sua bellezza e per i suoi splendidi colori autunnali simili a quelli dell’acero.

I frutti del liquidambar sono sferici, prima verdi e poi marroni, e contengono al loro interno i semi di cui il cardellino ama nutrirsi. Questi frutti rimanendo a lungo sulla pianta costituiscono anche nel periodo invernale una importante fonte di nutrimento per molti tipi di uccelli.

Il suo becco corto, appuntito e robusto gli permette di forare i semi di cui si nutre. Nel cardellino il dimorfismo sessuale è facilmente riconoscibile. La mascherina rossa sul viso del maschio va oltre l’occhio mentre nella femmina non supera la sua metà. 

Il suo nome, cardellino, è tratto dal nome della pianta, dei semi della quale ama nutrirsi: il cardo.

Rimanendo nella tradizione, ed in particolare nella tradizione cristiana, si dice che la corona di spine posta sul capo di nostro Signore Gesù, al momento della crocifissione, fosse costituita dai rami irti di spine di questa pianta, il cardo. Un cardellino preso a compassione si adoperò per togliere le spine conficcatesi nella fronte di Gesù;  il sangue di Cristo impregnò le piume del viso del cardellino conferendogli da quel momento il caratteristico colore rosso sangue della sua maschera facciale.

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II

Obiettivi: OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS

Nel Comune di Costabissara, in provincia di Vicenza,  è giunto l’ibis sacro

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Solo pochi anni fa il posto più vicino, nel mio caso,  dove poter vedere questo uccello era il Delta del Po.

Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Ora invece alcuni esemplari di ibis sacro li ho fotografati nei pressi della mia abitazione, nel comune di Costabissara.

Gruppo di Ibis sacro. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Ibis è il nome comune di alcuni tipi di trampolieri appartenenti al sottordine delle Cicogne.

Ibis sacro, Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio

Diffuso in Africa l’ibis era particolarmente comune nella valle del Nilo ora scomparso da questo habitat.

Un tempo gli antichi Egizi pensavano che l’ibis fosse propiziatorio per le piene del fiume Nilo, molto importanti per l’economia dell’antico Egitto. Quando gli ibis raggiungevano l’Egitto significava che le piene del fiume Nilo erano imminenti. Ecco perché l’ibis era considerato un uccello propiziatorio e sacro. Inoltre si riteneva che la sua presenza contrastasse la proliferazione dei serpenti, animali pericolosi per coloro che lavoravano nei campi.

Ibis sacro in volo. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ibis sacro è lungo una settantina di centimetri compresa la coda; testa e collo sono privi di penne e sono di un colore nero intenso.  

Un ibis sacro adulto trattiene con il becco una rana; Delta del Po, risaie località Ca’ Mello, Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

L’ Ibis vive in zone umide ricche di corsi d’acqua. Si nutre di crostacei, molluschi, rettili, insetti, pesci e rane.

I giovani ibis, a differenza degli adulti, hanno il collo e il capo ricoperte da piume bianco nere.

Giovane esemplare di ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Ibis sacro. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio
Coppia di ibis sacro. Si noti l’anello giallo per la lettura a distanza e il suo riconoscimento. Delta del Po, risaie località Ca’ Mello-Porto Tolle, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Le dita anteriori dell’ibis sono collegate da una membrana, mentre il dito posteriore è libero.

Una caratteristica di questo uccello è che presenta nella parte inferiore dell’ala un lembo di pelle nuda priva di piume e di color rosso.

Ibis sacro in volo. Costabissara, 27 12 2024. Foto Maurizio Romio
Quello che può sembrare uno scatto in sequenza in realtà è un singolo scatto che riprende tre ibis distinti. Delta del Po, 25 10 2023. Foto Maurizio Romio

Altri ibis in generale li possiamo trovare ad esempio nell’America tropicale, come l’ibis rosso (Guara guara) dal piumaggio vermiglio; nell’Africa orientale e settentrionale ed in Arabia vive l’ibis eremita (Comatibis eremita), così chiamato perché ama vivere in luoghi isolati, più grande dell’ibis sacro e dal piumaggio nero lucente.

Nella foto un raro esemplare di mignattaio (Plegadis falcinellus) fotografato in data 06 07 2024 nelle risaie di Ca’ Mello, Porto Tolle. Un ibis che generalmente vive nelle zone umide del Mar Nero. (Foto Maurizio Romio)

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica:

Olympus E-M10 Mark III

OM System OM-1 Mark II

Obiettivi:

OLYMPUS M.Zuiko ED 100-400mm F5.0-6.3 IS

OM SYSTEM M. Zuiko Digital 150-600mm F5.0-6.3 IS


La cinciarella dal capo blu

Da non confondere con la cinciallegra dal capo nero.

Cincia é il nome comune di molte specie di piccoli passeracei del genere Parus.

Ama vivere sugli alberi dove nidifica nei buchi dei tronchi o nei nidi lasciati incustoditi. Si ciba di insetti, larve e semi.

Molte sono le specie del genere Parus: la cincia mora (Parus ater); la cincia bigia (Parus palustris); la cincia bigia alpestre (Parus atricapillus montanus), che presenta una calotta nera sulla testa, un dorso bruno grigio, un petto e ventre biancastri; la cincia col ciuffo (Parus cristatus mistratus), caratterizzata dalle  penne del capo dal colore nero orlate di bianco che possono erigersi; la cincia codone o codibugnolo (Aegithalus caudatus), caratterizzata da una coda molto lunga rispetto al corpo; la cinciallegra (Parus major) che presenta un piumaggio nero sulla testa, guance bianche, un dorso dalla tonalità color verdastro, ali e coda grigio-azzurre, ventre giallo; la cinciarella (Parus coeruleus) caratterizzata dalla calotta della testa dal piumaggio celeste-azzurro e circondata da un collare nero, un dorso verde-giallastro, ali e coda azzurre, ventre giallo.

Cinciarella. Foto scattata con OM SYSTEM OM-1 MARK II+OM System M.Zuiko ED 150-600mm f5.0-6.3 IS in località Costabissara (zona Fornaci, roggia Contarina). Maurizio Romio
Cinciarella. Photo with OM SYSTEM OM-1 MARK II and OM System ED 150-600mm f5.0-6.3 IS. Maurizio Romio

Una cinciarella dal piumaggio variegato e dai colori sgargianti intenta a procurarsi il cibo

Cinciarella. Photo with OM SYSTEM OM-1 MARK II and M System M.Zuiko ED 150-600mm f5.0-6.3 IS. Maurizio Romio
Cinciarella. Foto scattata con OM SYSTEM OM-1 MARK II+OM System M.Zuiko ED 150-600mm f5.0-6.3 IS in località Costabissara (zona Fornaci, roggia Contarina). Maurizio Romio
Cinciarella. Foto scattata con OM SYSTEM OM-1 MARK II+OM System M.Zuiko ED 150-600mm f5.0-6.3 IS in località Costabissara (zona Fornaci, roggia Contarina). Maurizio Romio
Blue tit in winter. Shooting date: 11 01 2025. Location: Costabissara (VI). Camera OM-1 Mark II + OM System M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, F11, 1/160 sec., 600 mm, efov 1200 mm, ISO 200, no tripod, crop.

The blue-headed tit

Not to be confused with the black-headed tit.

Tit is the common name for many species of small passerines of the genus Parus.

It loves to live in trees where it nests in holes in trunks or in nests left unattended. It feeds on insects, larvae and seeds.

There are many species of the genus Parus: the coal tit (Parus ater); the marsh tit (Parus palustris); the Alpine marsh tit (Parus atricapillus montanus), which has a black cap on its head, a grey-brown back, and a whitish chest and belly; the crested tit (Parus cristatus mistratus), characterised by black head feathers edged with white that can stand erect; the long-tailed tit (Aegithalus caudatus), characterised by a tail that is very long in relation to its body; the great tit (Parus major) which has black plumage on the head, white cheeks, a greenish-coloured back, grey-blue wings and tail, and a yellow belly; the blue tit (Parus coeruleus) characterised by a light blue-plumaged head crown surrounded by a black collar, a yellowish-green back, blue wings and tail, and a yellow-plumaged belly.

Photographic equipment

To take these images I used the following photographic equipment:

Camera: OM System OM-1 mark II

Lens: Telephoto OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS

Shot locations: Italy, Costabissara (VI)

Warm greetings to the blog visitors.

Maurizio Romio

Cinciarella in inverno.
Data scatto: 11 01 2025. Località: Costabissara (VI). Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, F9, 1/160 sec., 600 mm, efov 1200 mm, ISO 200, no treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)
Cinciarella in inverno
Data scatto: 11 01 2025. Località: Costabissara (VI). Fotocamera OM-1 Mark II + OM System  M.Zuiko 150-600 F5.0-6.3 IS, F10, 1/160 sec., 600 mm, efov 1200 mm, ISO 200, no treppiede, crop. (Click on the photo to enlarge)

Il profilo alare del gheppio

Gheppio comune (Maurizio Romio)

Nel fare un po’ di pratica all’uso della nuova OM System OM-1 mark II abbinata al supertele OM System ED 150-600mm ho avuto modo di scattare alcune foto ad un gheppio. (Per una migliore visione delle immagini fare un singolo click sulle foto per ingrandirle).

In alcuni scatti ho ripreso il gheppio in volo e mi ha colpito il suo profilo alare.

Gheppio profilo alare (Maurizio Romio)

Cosa si può cogliere osservando il suo profilo alare?

Gheppio comune – profilo alare (foto Maurizio Romio)

Rifacendomi alle nozioni di aereodinamica nel profilo alare del gheppio si può cogliere ad esempio quello che nel gergo aereonautico viene indicato “Il bordo di attacco” ed il “bordo di uscita”, i due estremi del suo profilo alare.

Possiamo immaginare poi la linea che unisce questi due punti chiamata la “corda alare” cioè la linea retta che unisce il bordo d’attacco con il bordo d’uscita e la linea che delimita superiormente il profilo dell’ala, il così detto “dorso” o la linea che delimita inferiormente il profilo, il “ventre”.

Profilo alare del gheppio comune

Sappiamo che durante il volo l’aria esercita sul profilo alare una pressione e vediamo come la conformazione del profilo alare del gheppio possa adattarsi e influenzare questa “forza” che preme sul suo profilo.

L’ala sostanzialmente ha due scopi: generare portanza, cioè la forza necessaria a sollevare e mantenere il corpo in aria; in secondo luogo controllare l’inclinazione del corpo verso destra o sinistra, il così detto rollio,  e questo mediante parti specifiche che nel  caso del nostro gheppio sono rappresentate dalle penne esterne delle sue ali o della sua coda, in aereonautica deputati a questa funzione sono gli “alettoni”.

Quando il profilo alare viene investito dall’aria si generano delle forze aerodinamiche che creano sul ventre una pressione e sul dorso una depressione.

La pressione genera il sostentamento.

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: OM System OM-1 mark II  

Lente: Teleobiettivo OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS 

Luoghi dello scatto: Costabissara (VI) zona umida La Boschetta

Un cordiale saluto ai visitatori del blog.

Maurizio Romio

Parte superiore dell’ala del gheppio. Costabissara, 10/01/2025
Faccia ala inferiore del gheppio. Costabissara, 10/01/2025
Fra gli artigli una locusta appena catturata. Costabissara, 10/01/2025

Altri articoli che ho pubblicato che riguardano il gheppio comune

Gheppio con pulcini: https://www.romio.family/2023/06/20/gheppio-con-pulcini/

Avifauna in Costabissara: https://www.romio.family/2023/03/11/avifauna-in-costabissara/

Rapaci del delta del Po – gheppio comune: https://www.romio.family/2022/12/10/rapaci-del-delta-del-po-gheppio-comune/

Giornata dedicata al birdwatching nel Delta del Po. Fotografata una rara nutria albina.

Da poco ho aggiunto al mio corredo fotografico il recente teleobiettivo della OM System, l’M. Zuiko 150-600mm 5.0-6.3 IS.

Un teleobiettivo, il 150-600mm, con spiccate peculiarità per l’avifauna e quindi mi son detto: “Perché non provarlo direttamente nel suo ambiente più naturale, nel parco naturale del Delta del Po?”

Pubblico quindi di seguito una serie di immagini frutto di questi primi approcci all’uso di questo zoom super tele micro quattro terzi 150-600mm della OM System che, nel formato 35 mm, equivale ad un teleobiettivo 300-1200mm.

Come corpo macchina fotografica ho usato la mia fidata Olympus E-M10 Mark III.

Dal punto di vista meteorologico la giornata dedicata al test presenta una foschia diffusa, una condizione che si presenta di frequente nel mese di novembre, e quindi, “fotograficamente” ci si deve sintonizzare su questa linea d’onda, cercando di cogliere negli scatti ciò che in questo periodo la natura e i suoi “residenti”  offrono in termini di colori, situazioni e atmosfera.

Nel corso della giornata ho avuto occasione di scattare alcune immagini ad un rapace molto comune in questi luoghi del Delta del Po, la Poiana comune, nome scientifico  Buteo buteo Linnaeus, 1758.

Osservando la Poiana comune nel suo ambiente naturale ho potuto cogliere alcuni aspetti dei suoi momenti di caccia.

Eccola ritratta appoggiata su un punto di osservazione dominante dal quale osserva l’ambiente circostante pronta a scattare verso una possibile preda.

Nelle due immagini che seguono invece possiamo notare una poiana comune nascosta fra l’erba mentre scruta la folta vegetazione di un piccolo corso d’acqua.

Oppure la possiamo cogliere in volo lungo le sponde di un argine

Nell’immagine seguente vediamo una poiana ferma a terra in un punto dove il colore marrone predominante del suo piumaggio si mimetizza con il colore dell’ambiente circostante (click sull’immagine per ingrandire)

Altre immagini che ho scattato nel corso della giornata che ho dedicato al birdwatching.

Fotografata una rara nutria albina

In natura incontrare una nutria selvatica albina è molto raro. L’albinismo è una mutazione genetica poco presente nel regno animale e consiste nell’assenza della melanina, la sostanza che dà colore alla pelle, ai capelli e agli occhi con lo scopo di proteggere questi organi dalla luce solare.

Per questo motivo chi presenta questa forma di anomalia genetica è più a rischio di sopravvivenza, sia perché meno difeso difronte alle malattie e sia perché l’animale albino che vive in natura è più vulnerabile ai suoi predatori data la sua poca mimetizzazione nell’ambiente in cui vive. 

Ecco perché in natura è estremamente raro incontrare un animale selvatico albino.

Nutria albina – Delta del Po – località Porto Tolle (foto Maurizio Romio)
Nutria albina – Delta del Po – località Porto Tolle (foto Maurizio Romio)

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Lente: Teleobiettivo OM SYSTEM M.Zuiko Digital ED 150-600mm F5.0-6.3 IS 

Luoghi dello scatto: Sacca degli Scardovari – Porto Tolle (Rovigo)

Un cordiale saluto ai visitatori del blog. Maurizio Romio

I DUE FRATELLI CIGNO

Lo scorso fine settimana ho avuto occasione di scattare, in un laghetto situato nel Comune di Costabissara, alcune foto ad una coppia di giovani cigni.

Sono due fratelli, molto uniti fra di loro, introdotti in questo laghetto nel 2019.

Non so il loro nome o se mai ne hanno alcuno, però un nome da dar loro ce l’avrei. Li chiamerei…

Per la ripresa di queste immagini ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

Macchina fotografica: Olympus E-M10 Mark III

Obiettivo: M.Zuiko 150-600mm F5.00-6.3 IS